sabato 6 febbraio 2010

Tutti pazzi per la FITBOXE


Dimagrire, prevenire stati patologici, scaricare le tensioni, socializzare…sono solo alcune delle motivazioni che inducono tanta gente a frequentare le palestre. Semplicità, mancanza di coreografie e conseguente fruibilità diffusa, sono caratteristiche che fanno della fitboxe l’attività più rispondente alle esigenze dei frequentatori dei centri fitness. L’obiettivo è il miglioramento della forma fisica attraverso un allenamento aerobico con l’applicazione di alcune tecniche di pugilato ed arti marziali contro un sacco in maniera precisa ed efficace emulando un vero e proprio combattimento. Questa disciplina, pertanto, svolge la duplice funzione di migliorare la forma fisica, offrendo, la possibilità di apprendere elementi di difesa personale. Una lezione di fitboxe dura dai 45 ai 60 minuti, e si sviluppa in sei fasi. La prima fase (“riscaldamento generale”), consiste nel graduale passaggio dalla attività quotidiana fisica medio bassa ad un lavoro più intenso. Segue la fase dello “stretching” nella quale si interviene sui muscoli e sulle componenti tendinee e connettivali per aumentare la capacità di escursione articolare necessaria per effettuare movimenti ampi senza il rischio di infortuni. La terza fase detta fase di “cardio work out”, è quella centrale dell’allenamento nella quale si fa uso dei sacchi. In essa si usano, con crescente intensità,tecniche di braccia (pugni e gomitate) e di gambe (ginocchiate e calci) per poi dar luogo a spettacolari combinazioni di gambe e braccia insieme che risultano molto divertenti e motivanti per gli allievi. Questa fase culmina con veloci scariche di pugni, veloci schivate, ginocchiate a ripetizione, calci consecutivi e veloci giri attorno al sacco. Successivamente è importante far tornare la frequenza cardiaca ai livelli di base in maniera graduale e non interrompere all’improvviso l’attività fisica ad alta intensità di cui alla fase precedente; in questo appunto consiste la quarta fase detta del “defaticamento” nella quale possono essere utilizzate le medesime tecniche della terza fase ma in maniera più lenta, consentendo in tal modo uno studio delle stesse con conseguente miglioramento nella loro esecuzione. La quinta fase, della “tonificazione”, consistente in un’attività a corpo libero, finalizzata a potenziare i vari distretti muscolari. Sesta ed ultima fase è quella riservata al “rilassamento” e cioè l’allontanamento, attraverso lo stretching più accurato del precedente, dello stress accumulato durante l’intera lezione. A questo punto spero che vi sia venuta voglia di provare. Buon lavoro.

Massimo Catalano